Il festival

Quando la natura cessò di parlarci, le pietre divennero soltanto pietre, gli alberi alberi, le cose, i luoghi e gli animali non erano più un Dio, ma diventarono simboli. Quando l’umano perde la propria connessione con la natura ogni cosa che viene mangiata, odorata, calpestata, perde la sua rilevanza archetipica.

Le muse stanno alla radice della trasformazione della natura in arte e questo lungo cammino delle Esperidi (21 anni di ricerca in cammino) ci consentono di connettere luoghi naturali, vibranti e vivi a istanti di danza, poesia, musica e teatron (il luogo dello sguardo) in un esperimento unico e irripetibile. 

Il festival quest’anno comprende temporalmente i quattro momenti sincronici della giornata: l’alba, il mezzogiorno, il tramonto, entrando nella notte con spettacoli e performance site specific. L’ora di Pan è sempre stata il meriggio; il dio appariva nell’impeto e nel fulgore del mezzogiorno, il punto più alto della potenza naturale, il misterioso momento in cui noi e la nostra ombra siamo un tutt’uno. Il mezzogiorno come la mezzanotte è un momento di transizione e, come la mezzanotte, l’alba e il tramonto, una radice di orientamento primordiale per quello che potremmo chiamare l’orologio simbolico.

Lo spazio attraversato e vissuto tra Mondonico ed il Monte Barro passando per Campsirago e la dorsale del San Genesio riprende i principali punti di energia del Monte di Brianza, luoghi percorsi da millenni e che hanno ospitato eventi performativi, concerti e rave nel corso degli ultimi 50 anni.

La 21esima edizione del Festival dedicato alle Esperidi è una lunga cavalcata performativa che sarà anche rito di connessione alla natura e a questo luogo.

XXI Edizione
Dal tramonto all’alba, dall’alba al tramonto
Edizione 2025: dal 3 al 13 luglio

Tema del festival di quest’anno è “miti e rituali”: molti spettacoli indagano la mitologia e i rituali come Attorno a Troia_Troiane del Teatro del Lemming in scena il 4 luglio per sei spettatori alla volta. Danno vita a un connubio tra rito collettivo e performance l’artista Sergio Beercock con Gotico mediterraneo (4 luglio) e Marcela Serli e Andrea Collavino con La vita resistente (5 luglio), mentre sul tema del dionisiaco e del sacrificio è LE BACCANTI – fare schifo con gloria di Giulio Santolini (10 luglio), uno spettacolo interattivo che sperimenta stati di trance tipici del contesto rituale, alla ricerca di crasi filosofiche ed estetiche fra il concetto di divino antico e un immaginario futuristico. In programma il 12 luglio Like A Whisper Do Not Scream, performance in due atti di Francis Sosta dedicata all’acqua e alla sua venerazione, uno dei culti più antichi della storia, trasversale e presente in tutte le cosmogonie, e Dj show Twentysomething Edition STUDIO di Sotterraneo, un esperimento intermedio fra DJ set e teatro, dove il vero spettacolo è il pubblico che danza, dove la struttura è pensata per deragliare in un rituale epidermico di gruppo.

Nella notte tra il 5 e il 6 luglio il festival ospita le performance della durata di sei ore della compagnia milanese Phoebe Zeitgeist, prodotta da Campsirago Residenza per Il Giardino delle Esperidi Festival, in collaborazione con Associazione Terzo Paesaggio: Persephone La Notte. L’alba si presentò sbracciata e impudica è un progetto site-specific e unico proprio perché creato appositamente per il festival. Secondo evento di punta è il cammino artistico della durata di un’intera giornata Errando per antiche vie, Cap. 1 Il Buddha silente del Monte di Brianza a chiusura del festival domenica 13 luglio.

In continuità con l’idea sottesa al festival fin dalle sue origini, centrale rimane infatti la pratica del cammino: in questo specifico ambito di ricerca artistica, oltre alla performance Just walking (in programma il 6 luglio), Michele Losi ha ideato Errando per antiche vie, Cap. 1 Il Buddha silente del Monte di Brianza, percorso performativo lungo sedici ore che attraversa sette luoghi tra e il Monte Barro, passando per la dorsale del Monte di Brianza. Ispirata ai sette chakra del corpo umano, ai loro significati e al loro farsi paesaggio nell’azione performativa, la camminata artistica in cammino inizia con l’alba per terminare nella notte con la festa di fine festival. La camminata è suddivisa in tappe: il pubblico ha la possibilità di condividere l’intero percorso o raggiungere i luoghi di spettacolo per assistere alle singole performance. Lungo tutto il percorso, guidato da Michele Losi, il monaco giapponese Seigoku propone pratiche zen di riconnessione con la natura. Il progetto prosegue l’ampio lavoro di ricerca che Campsirago Residenza sta portando avanti con la produzione di performance itineranti urbane e in natura. Partecipano a Errando per antiche vie le e i performer di Campsirago Residenza Anna Fascendini, Giulietta De Bernardi, Benedetta Brambilla, Noemi Bresciani, Sofia Bolognini, Sebastiano Sicurezza insieme alla danzatrice Alessandra Cristiani che porta in scena gli spettacoli Opheleia e Matrice – da Ana Mendieta, al musicista e compositore Luca Maria Baldini, alla fisarmonicista Giulia Bertasi e alla coreografa Elisa Sbaragli con la performance Mirada.

Accanto a questi temi legati ai riti, al cammino e alla natura, prevalenti nella programmazione del festival sono anche due delle tematiche di attualità più gravi: la guerra (affrontata in Boiler Room di Ksenija Martinovic) e la violenza (con Daemon dei Motus e Barbablù di Campsirago Residenza).

Il programma del festival è concepito come un lungo viaggio, un unicum performativo e artistico: le Esperidi 2025 non propongono solo un palinsesto di spettacoli, incontri e concerti, quanto piuttosto un percorso esperienziale che abbraccia l’insieme della programmazione delle due parti del festival. Una delle peculiarità delle Esperidi è proprio l’invito al pubblico a trascorrere un intero giorno o fine settimana al festival, per regalarsi di un’esperienza unica e comunitaria, tra spettacolo dal vivo, arte, paesaggio, convivialità e contatto con la natura.

Apre il festival, giovedì 3 luglio alle ore 17.00, presso la Chiesa e Convento di Santa Maria la vite di Olginate NUTRIMENTI, tra pellegrinaggio e cammino performativo organizzato dal Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea: un incontro, ma anche una proposta di rito sulle pratiche del camminare. L’evento è aperto dalla Lectio magistralis di Mons. Franco Giulio Brambilla Vescovo di Novara e dalla conferenza con Ippolito Chiarello, Ester Tatangelo e Michele Losi a cui segue una camminata comunitaria e silenziosa per dare libera circolazione alle idee. Al termine si condivide una riflessione sulle suggestioni scaturite per un contributo collettivo all’ideazione di una nuova mappa teatrale. Nutrimenti nasce nel 2021 in seno al Tavolo delle idee di C.Re.S.Co.

La programmazione di spettacolo dal vivo inizia alle ore 20.00 a Villa Sirtori di Olginate con Mare di Giada, prima nazionale del nuovo spettacolo di Sista Bramini, una delle più importanti esponenti e pioniere a livello nazionale del teatro in natura. Ispirato alla novella orientale di Yourcenar Come Wang Fo fu salvato, lo spettacolo fonde l’arte del narrare storie di Sista Bramini con la poesia pittorica di Wang fo e la musica di Sara Galassini, creata con una molteplicità di strumenti dalle sonorità orientali che contribuisce a generare l’atmosfera emotiva e misteriosa il cui cuore si trova nell’inconciliabile relazione tra l’Arte e il Potere.

Si prosegue venerdì 4 luglio con Attorno a Troia_Troiane del Teatro del Lemming, drammaturgia, musica e regia di Massimo Munaro. Il lavoro mette al centro, come è proprio della poetica della compagnia, la relazione diretta e prossemica con lo spettatore ed è la seconda parte del ciclo intitolato Attorno a Troia. Lo spettacolo parte dalla rievocazione delle donne troiane, uniche superstiti del massacro, che stanno per salire sulle navi dei vincitori e che saranno trascinate come schiave lontano dalla patria. Attorno a Troia_Troiane porta a riflettere sul nostro presente: alla fine della Seconda guerra mondiale abbiamo sperato che la guerra potesse diventare un tabù. La creazione di organismi sovranazionali come l’Organizzazione delle Nazioni Unite e la stessa nascita della Comunità Europea, sembravano indicare una raggiunta consapevolezza che la terra è una sola e una sola l’umanità che la popola. Oggi anche questa sembra una delle tante utopie crollate nella polvere di fronte al risorgere dei nazionalismi e delle guerre.

Alle ore 21.00 va in scena la “performance per elettronica e persone” di Sergio Beercock Gotico mediterraneo. Beercock fonde corpo, voce e musica elettronica in un’esperienza intrisa del concept di isola. Nato in Inghilterra ma cresciuto in Sicilia, porta nella sua performance l’influenza delle due isole e, attraverso cori, body-beats campionati e loop-station, crea un ponte tra influenze urbane ed elementi arcaici mediterranei, rendendo tangibile la dualità delle sue origini. La sua voce, potente ed emotiva, trasmette densità, quasi al limite del gospel, mentre i momenti in cui canta insieme al pubblico aggiungono un’atmosfera corale e partecipativa alla sua esibizione, trasformandola in un rito: un connubio di suono, identità e collettività.  

A seguire grande attesa per la potente e attualissima performance Bolier Room Generazione Y di Ksenija Martinovic attrice, autrice e regista serba. Lo spettacolo − Menzione Speciale Premio Scenario 2021 − è dedicato al rapporto tra la musica tecno e le guerre (nello specifico le guerre jugoslave, che lei stessa ha vissuto, e il conflitto israelo-palestinese), ma anche alla nostra società sempre più tecnologica dove tutto è “a portata di clic” e al mondo dei social che ci bombarda continuamente di immagini di genocidio e massacri, insieme a pubblicità di prodotti e video di svago. Boiler Room è un’installazione sonora, un luogo di luci stroboscopiche che pulsano a ritmo di musica e invitano il pubblico a seguirne il movimento. La performance − con Federica D’Angelo, Alessio Genchi, Matteo Prosperi, Ksenija Martinovic e Margherita Varricchio − scavalca il teatro in cerca di altri immaginari per favorire il riconoscimento culturale delle nuove, fragili, generazioni. Lo spettacolo porta a riflettere con grande efficacia su quale potrebbe essere il punto di rottura della musica in una determinata zona di confine, di guerra o di resistenza. Dedicato alla Dj palestinese Sama Abdulhadi, che grazie alla Boiler Room è diventata virale e conosciuta in tutto il mondo come The Palestinian Techno Queen, lo spettacolo fa nascere domande su un’intera generazione di giovani, la “Generazione Y”, i cosiddetti Millenials. Partendo dai testi sociologici di Howe, Neil, Strauss e Isidoro Re, la performance si concentra sulle teorie sociopolitiche del filosofo Mark Fisher. Un’esperienza intensa per il pubblico, che viene trascinato dai performer, dalla musica, dai video proiettati (che mostrano anche rave israeliani alle porte di Gaza) e dal drammatico e forte monologo di Martinovic, a vivere un momento di forte impatto emotivo.

Sabato 5 luglio, alle ore 21.00 – dopo il workshop di Michele Losi nell’ambito della Summer School – va in scena La vita resistente di e con Marcela Serli e Andrea Collavino, un rito collettivo, una partitura a due, dove la verità diventa finzione e la finzione verità, una tragicommedia che si crea snodandosi in modo libero davanti al pubblico; un atto performativo di condivisione dove poter far emergere ricordi personali: “I riti e le cerimonie sono azioni capaci di far apparire la vita in chiave festosa e magica, mentre la loro scomparsa la dissacra e la profana, rendendola mera sopravvivenza.”

Si prosegue alle ore 22.30 con Concerto fetido su quattro zampe di e con Alice e Davide Sinigaglia, produzione SCARTI. Ispirato a L’animale che dunque sono di Jacques Derrida e all’album Destroy the Enemy dei DSA, la performance si interroga sull’animalità e sul senso della ferocia in relazione all’evoluzione dell’uomo.

A mezzanotte ha inizio Persephone La Notte L’alba si presentò sbracciata e impudica di Phoebe Zeitgest, regia e ideazione di Giuseppe Isgrò. Lo spettacolo conduce il pubblico tra i boschi per un’esperienza che attraversa il tempo e il paesaggio. A partire dalla mezzanotte fino all’alba, tre figure che alludono alla triade mitica di Ade, Demetra e Persefone si contendono il discorso sull’uomo e sulla natura, traghettando il pubblico tra visioni mistiche, invettive, danze. Il percorso parte dal forno comunitario della corte di Palazzo Gambassi e a esso ritorna, attraversando sentieri che celano testi, riti, concerti. Persephone è anche una riserva botanica di tutte quelle parole pronunciate da autrici legate al sentimento di emancipazione da legami sociali, economici e culturali soffocanti. Donne che hanno aperto l’orizzonte di una nuova ecologia, come Anna Maria Ortese e Amelia Rosselli.

Domenica 6 luglio (ore 11.00) il Festival riprende con la prima nazionale di Storia di un Ruscello di Erica Meucci (produzione Laagam), una danza scritta per un’interprete e una pietra. Il lavoro, in scena nel bosco di Campsirago, trae ispirazione dalle idee ecologiche del geografo Élisée Reclus, secondo il quale per ricollocarsi al fianco degli altri esseri è necessario svincolarsi da un’idea di dominio ed entrare in relazione con gli ambienti. La danzatrice si muove su una pietra senza mai scendere: questo limite spinge il corpo a riscrivere le proprie geografie ed equilibri, accentuandone la sensibilità verso i mutamenti dell’ambiente, fino a renderli capaci di plasmare e ridefinire il corpo.

Alle ore 16.00, a Olgiate Molgora, è in programma Just walking di Campsirago Residenza: una biografia in cammino dedicata cammino nell’evoluzione dell’umanità e in relazione alla società contemporanea, attraverso testi originali e l’ispirazione di grandi scrittori che hanno tracciato vie filosofiche, poetiche e letterarie del camminare. Una performance itinerante e immersiva che attinge anche dalle molte pratiche di cammino e che racconta le esperienze pubbliche del camminare come pratica comunitaria: uno dei più potenti atti politici, oggi come ieri.

A Mondonico, alle ore 18.00, è la volta del concerto Narrazioni sonore per scenari possibili del Giulia Bertasi Trio: come nella colonna sonora di un film non ancora scritto, le note evocano un mondo che lentamente si popola di immagini e personaggi che affiorano da lontano.

La prima parte di Festival si conclude con lo spettacolo tout public INnaturale, una creazione di Emanuela Dall’Aglio (ore 20.30 e 22.00) riallestita da Campsirago Residenza. Un inconsueto scienziato conduce il pubblico alla ricerca di strane creature e dei loro pensieri. Ha così inizio un viaggio che svela la presenza di animali immaginari, intorno ai quali Dall’Aglio ha ideato nuove biografie.

Dopo una pausa di tre giorni, il Festival riprende giovedì 10 luglio alle ore 17.00 con le pratiche zen del monaco Seigaku e con la presentazione del suo libro Lo Zen e l’Arte del Mangiar Bene. Alle ore 18.30 ci sarà invece la presentazione a cura di Giulia Alonzo del libro TEATRO, COMUNITA’ E INNOVAZIONE – Venti anni di SCT Centre di Alessandro Pontremoli, Alessandra Rossi Ghiglione, Giulia Alonzo. A seguire (ore 19.00) va in scena Cabaret Artico con la regia di Alessandra Rossi Ghiglione: uno spettacolo interattivo al cui centro c’è il tema della crisi climatica.

Alle ore 21.30 è in programma lo spettacolo LE BACCANTI – fare schifo con gloria di Giulio Santolini: tre corpi invitano a sovvertire il pensiero e a smembrarlo; all’ombra di un futuro distopico, con alle spalle rovine di civiltà scomparse, le performer evocano un presente di oscenità e caos sussurrando che c’è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione, qualcosa di puro e spaventoso che celiamo alla vista, qualcosa che solo il rito può mostrare e salvare dal buio in cui è stato rinchiuso; una primavera fra i rifiuti, una festa irriverente e iconoclasta sulle macerie della nostra civiltà.

Grande attesa per la ricca giornata di venerdì 11 luglio: si inizia alle ore 16.30 con Antenati. A quiet gratitude, pratiche zen con Seigaku e, alle ore 18.30, con la proiezione di CAMMINARE DENTRO LA LUCE. Il cammino nel cinema. UN PERCORSO POSSIBILE di Mario Bianchi: un viaggio attraverso i film che hanno reso omaggio al camminare, non solo come possibilità di immersione nella meraviglia silenziosa della natura, ma anche come segno di speranza e di cambiamento, in un turbinio di immagini che la luce della settima arte ha donato per mezzo di maestri come Monicelli, Germi, Ford, Bunuel e Pasolini. 

Alle ore 19.30 Camilla Barbarito si esibisce con la sua band portando a Campsirago l’appassionato concerto Cargo Sentimento popolare d’assalto: un live fatto di grande energia espressiva, ritmiche e sonorità meticce che si fondono e incrociano grazie all’amore per la musica popolare mediterranea e del sud del mondo. 

Alle ore 21.30 va in scena l’ultimo spettacolo di Campsirago Residenza: Barbablù con Sebastiano Sicurezza e Benedetta Brambilla e la regia di Michele Losi. Nella drammaturgia originale di Sofia Bolognini, protagonisti non sono le figure di vittima e carnefice, ma due testimoni, ispirati i gemelli della Trilogia della città di K di Ágota Kristóf, che portano il pubblico in un viaggio attraverso una moltitudine di stanze di Barbablù. Osservano, vivisezionano e testimoniamo le infinite possibilità di follia e perversione dell’essere umano. Tema dello spettacolo è così il male assoluto.

Chiudono la serata (ore 23.00) i Motus con Daemon: in scena Enrico Casagrande e Alexia Sarantopoulou, regia e drammaturgia Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande. La performance è il preludio al secondo movimento del progetto sulla mostruosità Frankenstein (a History of Hate). Il titolo è tratto da uno dei tanti termini negativi con cui viene chiamata la creatura di Mary Shelley. La performance affonda le radici nel cuore oscuro di Frankenstein, ripercorrendo il momento in cui la creatura, inizialmente innamorata della bellezza del mondo e degli esseri umani, scopre la propria condizione di reietto. Daemon è l’incubo che prende forma nella mente della giovane Shelley, un’allucinazione che si muove tra nebbie, boschi e riflessi d’acqua, dando corpo a quel momento in cui l’amore e la fantasia si spezzano e si trasformano in furia e ribellione. Daemon afferma il valore della mostruosità e della metamorfosi, un grido che attraversa il tempo per rivendicare il diritto di esistere fuori dagli schemi imposti. Nello scavo sulle origini dell’odio e del dolore a esso inevitabilmente connesso, Shelley traccia una nuova geografia del terrore, che troppo risuona oggi.

Sabato 12 luglio si inizia alle ore 17.00 con la presentazione di Errando per antiche vie e con pratiche zen guidate dal monaco Seigaku. Alle ore 19.30 va in scena Like A Whisper Do Not Scream, nuovo lavoro dell’artista transdisciplinare Francis Sosta dedicato all’acqua come elemento di vita e rigenerazione. Un’installazione site-specific composta da due atti in cui suono e performance si intrecciano per guidare il pubblico in un’esperienza di ascolto profondo. L’opera esplora il simbolismo dell’architettura dei pozzi sacri sardi e la conoscenza che viene tramandata attraverso l’acqua. Like a whisper do not scream vuole celebrare la tradizione della sacralità femminile come storia silenziata, riportando in luce aspetti delle civiltà matriarcali per affrontare le complessità della contemporaneità in un’ottica di tempo non-lineare.

Alle ore 21.30 Kronoteatro e Francesca Sarteanesi presentano Un po’ meno fantasma con Tommaso Bianco. Il monologo ruota intorno alla sensibilità, alla delicatezza emotiva e al pensiero raffinato del protagonista, prigioniero del suo sguardo limpido ed elegante che si scontra inevitabilmente contro il torpore generale e la grossolanità degli esseri umani. È un suono di parole intimo, solitario e appagante; una storia minuta, ma che incorpora un portato emotivo profondo.

La serata si chiude con Dj show Twentysomething Edition STUDIO, una produzione di Sotterraneo, ideazione e regia Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa: una performance con l’obiettivo di far ballare un pubblico dentro una drammaturgia. Una playlist di canzoni di ogni genere ed epoca viene intervallata da azioni rapide, testi brevi e visioni di passaggio: il divertimento non distrae e il pensiero non interrompe la festa, anzi, tutto si mescola attraverso l’emulsionante della musica.

Domenica 13 luglio gran finale della XXI edizione del Giardino delle Esperidi con il lungo percorso Errando per antiche vie, Cap. 1 Il Buddha silente del Monte di Brianza che abbraccia l’intera giornata fino alla sera. L’evento è l’esito di una ricerca sui luoghi del Monte di Brianza affinata in vent’anni di attraversamento di questo antico monte legato ai culti delle acque sin dall’età del bronzo.  Il pubblico ha la possibilità di condividere tutta la performance o può raggiungerla in punti e orari specifici, per godere di uno solo dei momenti. In corrispondenza di sette luoghi del Monte il monaco Seigoku propone pratiche zen di attenzione rispetto al luogo e al tempo. 

Il percorso inizia alle ore 5.45 con l’azione performativa Bastoni di terra di Anna Fascendini e Arianna Losi ispirata al chakra della Radice o della Terra, alle posizioni yoga Vrksasana (albero) e Tadasana (montagna), ai temi dell’energia, della stabilità, all’elemento della terra, al colore rosso e al senso dell’olfatto. Alle ore 7.30, lungo il Sentiero delle acque da Mondonico a Campsirago e intorno al millenario altare coppellato dell’età del bronzo il pubblico incontra la performance Opheleia della danzatrice Alessandra Cristiani, ispirata al quadro preraffaellita “Ofelia” di J. E. Millais. L’immagine di Ofelia è uno specchio in cui riflettersi; diventa un luogo carnale in cui abitarsi, dove l’umano cede al silenzio, imprescindibile abisso. Opheleia è una debolezza, una sospensione temporale, un corpo rubato che si aggrappa alla percezione di sé, come unico e sacro dominio.

Durante il ristoro, nella corte di Palazzo Gambassi il pubblico assiste all’installazione sonora Suoni d’acqua con Luca Maria Baldini, Seigaku e Michele Losi. Alle ore 9.30 parte la performance itinerante Kundalini ispirata al chakra sacrale Svadhisthana: le performer Benedetta Brambilla, Giulietta De Bernardi, Noemi Bresciani e Sofia Bolognini danno vita a una performance site specific sul mondo delle emozioni, sul ciclo riproduttivo associato all’elemento dell’acqua, al senso del gusto, alla sensualità e sessualità femminile. Conducono il pubblico fino al santuario della Madonna dell’Alpe dove si esibisce in un assolo l’attore Sebastiano Sicurezza: la performance vocale Meriggio è ispirata al chakra del plesso solare (Manipura), alla forza della personalità, all’elemento del fuoco e al senso della vista. Il percorso prosegue poi fino all’antica cascina di Figina: qui, dopo l’introduzione al chakra del cuore, è in programma Matrice – da Ana Mendieta di Alessandra Cristiani: il corpo della danzatrice è come Mater, condizione generativa e trasformativa, luogo attraversato e attraversabile dalle infinite nature. La danzatrice cerca la via per retrocedere alla sorgente, nella visione di un corpo originario e salvifico, colmo e cavo, nell’utopia di una terra lentissima e propizia. Crea una coreografia itinerante, la ritualità di un viaggio che possa ricongiungerla a un innato sapere percettivo, all’innesco delle forze primarie e alle loro pulsioni vitali.

Si arriva quindi alla Chiesetta di San Rocco e Biagio a Mozzana per Il quinto chakra è un soffio, concerto della fisarmonicista Giulia Bertasi ispirato al Chakra della Gola. Si prosegue fino ai Giardini di Villa Bertarelli dove alle ore 18.00 dove va in scena Mirada di e con Elisa Sbaragli: una performance multimediale la cui vocazione è suggerire al pubblico nuovi modi per contemplare la presenza di un corpo nello spazio, proponendo un punto di vista ultra-dinamico, estremamente distante dal performer, estremamente vicino a una tecnologia che ne amplifica la presenza. Mirada si propone come un esercizio collettivo per una visione potenziata che sperimenta nella simultaneità un piacere duplice: quello della prossimità e quello che scaturisce dal conforto della distanza e dalla sensazione di controllo su un avvenimento.

Errando per antiche vie si conclude a Pian dei Goti con l’ultima tappa che prende ispirazione dal Chakra della conoscenza: Michele Losi e il monaco Seigoku propongono un’azione sintesi di questo lungo percorso, prima del concerto finale di Luca Maria Baldini con un’azione corale di tutti e tutte le performer. Baldini costruisce un ambiente emotivo e immersivo attraverso sintetizzatori, campionamenti e ritmi rarefatti. Field recordings e texture elettroniche si intrecciano in una scrittura musicale tra contemplazione e pulsazione. Un’esperienza intima, che invita all’ascolto profondo, tra ciò che si muove dentro e ciò che accade intorno. Termina così la XXI edizione de Il Giardino delle Esperidi Festival. 

Il Giardino delle Esperidi Festival è un progetto di Campsirago Residenza. È finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU. È realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo e del Fondo Ambiente e Cultura della Fondazione comunitaria del lecchese. Con il patrocinio della Provincia di Lecco, del Parco del Monte Barro e del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Con il sostegno dei comuni di Ello, Colle Brianza, Olgiate Molgora, Olginate. Media partner Ateatro, TrovaFestival, Krapp’s Last Post. Nel 2015 il Giardino delle Esperidi Festival ha ottenuto la EFFE label dall’European Festivals Association (EFA), riconoscimento conferito ai festival europei che rispecchiano i tre criteri guida dell’impegno artistico, del coinvolgimento delle comunità locali e della prospettiva europea e globale.