Rassegna stampa

Il Giardino delle Esperidi Festival ama la natura e ha un’anima popolare. Non dimentica come il destino degli uomini sia intimamente connesso a quello della terra. […] Sì davvero, se si vuole capire cosa è amare il teatro si deve andare almeno una volta al “Giardino delle Esperidi” dove il paesaggio si coniuga con la scena.”

Ci si muove sempre su qualche linea d’ombra del resto, al confine tra l’antropico e il naturale, nel Giardino delle Esperidi: l’ecosistema di eventi diretto da Michele Losi che ha attraversato ancora una volta, fra il 23 giugno e il 2 luglio, il variegato territorio di Colle Brianza e di altri sei piccoli Comuni. […] Ogni luogo d’altro canto al Giardino delle Esperidi esprime un proprio sogno perché sono gli habitat a nutrire queste creazioni secondo un principio per nulla scontato di convivenza fra generi, temi e linguaggi.

“Cucine(s)” di Floriane Facchini ha inaugurato il festival diretto da Michele Losi. Che ha deliziato gli spettatori in erba con il teatro di figura di Anna Fascendini

È un festival che lascia grandi tempi di meditazione a chi lo abita, ma anche la richiesta di condividere momenti particolarissimi della giornata, quelli che di solito lasciamo trascorrere senza porgere la dovuta attenzione al mondo che ci circonda: un tempo in cui spesso si dorme… Ma regalarsi un’alba in un posto magico con l’arte che si fa davanti ai nostri occhi, a volte, non ha prezzo.

Peculiarità del contesto in cui agite: la Brianza, Lecco, il lago, i boschi, il parco naturale. Questo territorio contribuisce al formato particolare del Festival?
Il territorio ha modellato profondamente l’esperienza del festival, della residenza e del centro di produzione. Ha ispirato la poetica degli artisti che lavorano in residenza, nella relazione costante con il contemporaneo e con la sperimentazione. Ha permesso di formare un’identità peculiare e forte, oltre a una competenza specifica nella relazione tra attore/performer, pubblico e paesaggio. Diciamo che è diventato parte fondante della competenza specifica che ora ci contraddistingue.

La poetica sottesa alle produzioni di Campsirago Residenza in occasione della XIX edizione del Giardino delle Esperidi può esprimersi sinteticamente nella valorizzazione del rapporto tra la persona e la natura; un rapporto che l’inurbamento, e specialmente i nostri stili di vita, ci hanno fatto perdere, o dimenticare. È raro, infatti, per chi vive in città, soffermarsi a osservare il tramonto del sole, o alzare gli occhi per prendere atto delle fasi lunari. Tali opportunità sono invece programmate e offerte agli ospiti del festival che si tiene annualmente all’inizio dell’estate.

Un Festival che ha il merito di rimettere in comunicazione realtà territoriali magari anticamente vicine ma che, nella nuova società parcellizzata, finiscono per apparire sideralmente distanti – riattivando tradizioni e saperi e riappropriandosi di spazi per creare nuove suggestioni e costruire nuovi rimandi.

A Campsirago ci si può prendere il tempo per riflettere, stoppare, pensare, fermarsi, respirare. I minuti sono più corposi, le lancette scorrono più dense, come sangue di ciclista dopato. La pietra ti dà la sicurezza della solidità, il meteo ti fa capire che non puoi controllare tutto e che puoi decidere in parte sulle tue azioni, sul tuo cammino, che non sei onnipotente, che sei un piccolo ingranaggio che ha senso soltanto se messo in relazione con tutto quello che lo circonda, gli altri esseri umani, animali, piante, alberi. Soprattutto gli alberi. […] Quassù vigono altre priorità. Appunto, centrale è il trekking, il mettere un piede davanti all’altro non per correre ad un appuntamento ma per scoprire, conoscere, guardare con occhi nuovi le foglie, sentire i propri passi, riconoscersi come un tutt’uno, non più razza padrona ma elemento tra gli elementi, con curiosità e attenzione.

Compirà 20 anni nel 2024 Il Giardino delle Esperidi organizzato da Campsirago Residenza, realtà sviluppata a partire dall’esperienza di ScarlattineTeatro e attualmente impegnata in un importante progetto di riqualificazione del borgo medievale in partenariato con il Comune di Colle Brianza in provincia di Lecco. Diretta da Michele Losi, Campsirago Residenza ha inventato una nuova occasione culturale che ha saputo strutturarsi nel tempo facendo del teatro nel paesaggio la propria cifra caratteristica, rendendo professione il creare artistico site-specific sul Monte di Brianza.

Essere il luogo di incontro per la creazione teatrale, esplorare la relazione tra arte e natura, creare un connubio tra futuro e sperimentazione, accentuare la presenza territoriale, fare dell’ecologia una sfida prioritaria e favorire l’accessibilità culturale sono le linee guida del Festival.

Il rapporto con il territorio si estende dal bosco e dalla terra agli astri. In particolare al sole come grande organizzatore dei ritmi terrestri. E così anche la durata delle giornate segue un nuovo andamento. Troviamo infatti sul programma due spettacoli, uno all’alba e uno al tramonto, a sottolineare questi due passaggi del sole.

Il festival diretto da Michele Losi è una boccata d’aria pura che disperde le scorie dell’inverno, mentre ci tuffiamo in una natura incontaminata, in armonia con un paesaggio che rivela orme d’arte e di storia. Il teatro fa un passo indietro rispetto alla bellezza dei luoghi. È un atto di deferenza dell’homo faber di fronte alla natura. È facile per noi spettatori eclissarci da tecnologia e trambusti quotidiani per affidarci all’abbraccio dei boschi.

Il Giardino delle Esperidi Festival è uno dei più importanti festival nazionali di performing art nel paesaggio: teatro, musica, danza, poesia, spettacoli site-specific, performance itineranti, dibattiti e concerti hanno animato la vita culturale dei comuni dell’Alta Brianza in provincia di Lecco. Il Festival da sempre mette al centro delle proprie attività lo stretto rapporto tra uomo e natura con l’intento di riportare l’uomo alla propria dimensione naturale, di organismo all’interno di un sistema e non padrone/manipolatore dell’ambiente in cui vive.

L’esperienza nella Residenza e il Festival consentono alle compagnie, agli operatori teatrali e agli spettatori di vivere un tempo dilatato in cui ritrovare se stessi e riscoprire il contatto con la natura, lasciando fuori ogni altro pensiero e preoccupazione. Nei tre giorni di permanenza è stato possibile essere testimoni della magia di questi luoghi, essere pervasi dall’energia che emanano e assistere a diversi spettacoli che mettono al centro del loro interesse l’individuo come organismo compenetrato nella natura.

Michele Losi è regista che opera da anni in spazi naturali, boschi, campagne, paesaggi montani, ambienti decisamente differenti dalle sale teatrali. Nel festival che da anni dirige a Campsirago ha colto l’occasione per riproporre la sua personalissima rilettura della fiaba dei fratelli Grimm. Itinerante nel buio della notte, scandita in stazioni, con le voci degli attori trasmesse in cuffia agli spettatori in cammino, immersiva come è diventato di moda definirla. «Vinte bimbi…» e si è già dentro l’incubo, avvolti dalle tenebre tra i tronchi minacciosi dell’oscura selva, alla ricerca di una via che porti verso la salvezza. Una storia conosciuta che diventa esperienza diretta, un cortocircuito tra memorie infantili e il riemergere di impulsi primordiali che junghianamente tornano a pulsare. Adulti costretti a tornare bambini e/o bambini obbligati a crescere nel volgere di pochi giri di lancette. Seguendo, quando è possibile, la traccia dei sassolini luminosi o fermandosi davanti alla gabbia di uccellini che restano muti, magari scappando lontano dalla bambola vittoriana che davanti al muro di piante di mais (come in un racconto di Stephen King) ipnotizza immobile lo spettatore.

Tutto inizia ai margini del bosco, come spesso accade in una fiaba. Solo che stavolta l’ingresso non è una metafora, ma proprio concretamente bisogna entrarci quando si viene chiamati.

La rivisitazione originale della novella di Hansel e Gretel, una storia per bambini e adulti, è stata portata in scena al Giardino delle Esperidi Festival 2023, a Olgiate Molgora, in provincia di Lecco, un lavoro teatrale prodotto da Campsirago Residenza, da un’idea di Michele Losi – anche regista – e Sebastiano Sicurezza. Il teatro immersivo in natura, cuore della produzione del centro di ricerca di performing art di Campsirago, ci pare la scenografia migliore, la più adatta per le fiabe, che spesso hanno personaggi crudeli – streghe, orchi, lupi – che vivono nei boschi, di cui i bambini sono impressionati e curiosi allo stesso tempo.

La Corte San Donnino, nel Comune di Olgiate Molgora in provincia di Lecco, un minuscolo borgo in mezzo alla natura nell’area del Monte Brianza abitato da soli due gruppi famigliari, è il palcoscenico dove viene accolta la Compagnia teatrale di Campsirago Residenza, che risiede poco distante, per portare in scena l’opera shakespeariana “Amleto” trasferita nella cornice naturale, teatro immersivo abitualmente praticato dall’omonimo centro di ricerca di performing art. L’ambiente della messa in scena è ricavato nello spazio domestico che gli abitanti della piccola frazione hanno messo a disposizione agli attori ed ai numerosi spettatori, tra maestosi alberi di fico, gigantesche ortensie, querce, abeti, corbezzoli, alte pannocchie di mais, frinire di grilli e cicale, lucciole, e fiori in quantità.

Indubbiamente qui si respira sia la storia del Genius loci sia il desiderio di unire preservazione con valori di condivisione sociale e ricerca teatrale. Un connubio da applaudire.

L’immagine di questa “società di alberi” che ci circonda e accoglie, e la consapevolezza della bellezza anche estetica del linguaggio dei segni – attuato da un’interprete presente che permette alle persone sorde di godere dell’esperienza comune che stiamo vivendo – sono elementi aggiuntivi che danno pregio e valore alla performance.

Cibo, radici, identità, incontri. Tutto si mischia su questa tavola ricca di diversità, decorata con le piccole mele di san Giacomo, tipiche di queste valli. […] Il cibo diventa la metafora della nostra identità. Che non è monolitica, pura, iscritta nei geni della razza come qualcuno vorrebbe, ma il risultato di adattamenti, stimoli, aperture. In noi, come nei nostri piatti disposti su questa bella tavola, scopriamo l’altro, gli altri, gli incontri che quotidianamente contribuiscono a farci diventare quello che siamo. Un momento di vibrante umanità, che vale più di conferenze teoriche, fatto di incontri di cibo e di persone, allietato dalle note della banda della valle che prende il nome dal fiume che la attraversa: I Piccett del Grenta.

 

Articoli di presentazione

Il Festival nasce, anche quest’anno da un marasma di suggestioni e spunti, nati dal confronto con le più interessanti realtà di performing art nazionali e internazionali. Al centro abbiamo messo ancora una volta la natura, come da vocazione del progetto, ma declinata con un’attenzione specifica al tema del suono e della luce, due aspetti su cui tutte le proposte presentate hanno voluto indagare. Luce e suono sono infatti elementi essenziali del mondo naturale e tutte le rappresentazioni sono state collocate in uno spazio e in un orari specifico proprio per consentire di mettere al centro – come co protagonisti – questi due elementi.

Da venerdì 23 giugno a domenica 2 luglio torna Il Giardino delle Esperidi Festival, giunto alla sua XIX edizione, organizzato da Campsirago Residenza con la direzione artistica di Michele Losi. Ad accogliere opere di performing art nel paesaggio, spettacoli site-specific, grandi titoli di prosa, performance itineranti e accessibili, spettacoli tout public e concerti saranno i comuni di Colle Brianza, Olgiate Molgora, Ello, La Valletta Brianza, Sirtori, Valgreghentino, Olginate, con i loro sentieri romanici, antiche cascine, giardini, ville storiche e boschi.

Come di consueto, anche questa XIX edizione vedrà protagonista la performance itinerante declinata in varie forme: sensoriale, esperienziale, inclusiva – immersa, sempre e comunque, in paesaggi naturali altamente suggestivi.

Campsirago è una piccola frazione in provincia di Lecco, il classico borgo abbarbicato su un colle e in questo caso si tratta del Monte di Brianza con la sua splendida vista sulla valle. Un luogo incantato che andrebbe visitato in qualsiasi periodo dell’anno, ancora di più tra fine giugno e inizio luglio quando si tiene il festival teatrale Il Giardino delle Esperidi organizzato da Campsirago Residenza. Due settimane di spettacoli a stretto contatto con la natura.

Laddove il teatro fa ancora rima con la natura. Con i piedi per terra e lo sguardo verso il cielo per riconnettersi al momento più antico della nascita, quando il corpo e la mente tra il verde degli alberi e le acque dei ruscelli trovavano l’energia giusta per crescere. E’ anche forse, il filo più naturalmente legato alla sensibilità popolare che verso la poesia ha avuto sempre un rapporto rispettoso e magari timoroso. E qui, dove da diciannove anni ha il suo habitat il Festival del Giardino degli Esperidi, tutto questo è realtà. Un festival che si muove dentro il paesaggio, i diversi paesaggi dell’Alta Brianza: abbraccia i siti e le contrade, i villaggi. le vallate e gli odorosi boschi per essere punto di incontro lontano da smog e automobili, clacson e rumori. Luogo da dedicare alla performing art, alla scena, alla musica.

“Qual è la bussola che suggerisci per scegliere gli eventi cui partecipare?”
“Mettersi in cammino. Senza fermarsi al singolo evento. Soprattutto nei weekend, sarà possibile immergersi nel festival, in una sorta di unico grande evento dilatato nell’intera giornata.”
Organizzato da Campsirago Residenza con la direzione artistica di Michele Losi, il Giardino delle Esperidi Festival accoglie opere di performing art nel paesaggio, spettacoli site-specific, titoli di prosa, performance itineranti e accessibili, spettacoli tout public e concerti nei comuni di Colle Brianza, Olgiate Molgora, Ello, La Valletta Brianza, Sirtori, Valgreghentino, Olginate, con i loro sentieri romanici, antiche cascine, giardini, ville storiche e boschi
Nove giorni di festival, con 18 spettacoli e performances di cui tre prime nazionali, tre prime regionali, una produzione e due regie internazionali. In scena, tra gli altri, Frosini/Timpano, Dammacco/Balivo, Bocchi/Scarocchia – Compagnia Teatrale con la prima nazionale del nuovo spettacolo, Stefano Cenci, Gabriella Salvaterra, Is Mascareddas.

Al centro di Il Giardino delle Esperidi è Campsirago, piccolo borgo antico con una lontana storia di teatro. Ora conta 35 abitanti, ma ha un Jazz Café con una strumentazione con l’eccellenza dell’hi-fi da far invidia a grandi musicisti. Qui si possono portare i propri vinili e ascoltarli al semplice costo di una consumazione. L’esperienza è proposta il 30 giugno e il 1° luglio e continua tutto l’anno, offrendo il massimo dell’esperienza musicale. Così il festival in un certo senso si prolunga, con Campsirago come luogo di continua ricerca e confronto. Un programma molto ampio, con tanti altri appuntamenti, dunque, caratterizza il Giardino delle Esperidi.

Cosa deve – o può – essere, il teatro oggi? L’estate è sempre un buon momento per scoprirlo. Non solo perché le stagioni teatrali non finiscono più con l’inizio del caldo, ma perché in questo periodo si concentrano, da tempo, alcune delle esperienze che – sovente da decenni – mettono in questione le forme e gli strumenti del teatro. Lo fa, da 19 anni, il festival “Il giardino delle Esperidi”, che in un luogo non comune e insieme evocativo come la provincia di Lecco, porta l’arte performativa e differenti forme di messa in scena a connettersi e a dialogare intimamente con l’elemento naturale