Compagnia Arearea
danza
45 min.
Domenica 3 luglio, ore 22.00

Le mura sono la scenografia all’agire quotidiano ma anche gli inflessibili limiti del labirinto; la protezione dall’ignoto o il segreto rifugio di ignorate violenze.

Un percorso scandito dai ritmi della sacra rappresentazione, in cui ogni azione, ogni passaggio della vita dell’uomo viene determinato da rituali non codificati, ma non per questo meno rigorosi, a cui di volta in volta egli si uniforma con passiva accettazione o si sottrae in un impeto di utopia anarchica.

Prende corpo tra i ciotoli della memoria e del tempo una danza antica, una danza di donne. Scandisce il ritmo del loro avanzare una musica profonda che lancia e ritira a sé i passi della ritualità. Un sapore questo, che si protrarrà lungo tutto lo spettacolo senza la pretesa di risolvere alcun mistero, piuttosto di rivelarlo. Ed ecco che tutti siamo in gioco, un gioco di rimbalzi e prese, di abbandoni e ritorni.

Sei danzatori, alimentati dal respiro del pubblico, si adagiano su un luogo che non è semplicemente scenario ma è piuttosto spazio della quotidianità. Fili di sentimenti, eventi inevitabili, incontri complessi si intrecciano per costruire la trama irregolare dell’esperienza, quella che il tempo compatta e calcifica per ergere le mura della civiltà.

danzano Marta Bevilacqua, Roberto Cocconi, Luca Campanella, Angelica Margherita, Andrea Rizzo, Valentina Saggin, Anna Savanelli, Luca Zampar | musiche originali Alessandro Montello | tecnico Fausto Bonvini | progetto Roberto Cocconi, Claudio de Maglio, Fabrizio Zamero | assistente alle coreografie Valentina Morpurgo | organizzazione Giulia Birriolo | produzione Arearea
Dove
Campsirago Residenza,
Via San Bernardo 3,
Colle Brianza, Fraz. Campsirago
3 luglio ore 22.00

Rassegna stampa

I performer, dal gesto fluido e sicuro, hanno creato con i movimenti il proprio spazio scenico, ricavandosi di volta in volta perimetri diversi tra la folla accalcatasi nel tradizionale luogo di ritrovo triestino. Vestiti in abiti borghesi, hanno indugiato soprattutto sull’insondabilità sofferta del rapporto uomo-donna, sulle convenzionalità e sugli automatismi del vivere sociale, spunti tematici scanditi da frammenti di oniricità e irrazionalità… Elena Pousché – IL PICCOLO – dicembre 2000

Una sorta di doloroso contrappunto alla poesia dell’amore che sboccia, al gioco eterno della seduzione che tenta e atterra, alla smisurata castità di una smisurata passione, sublimata in un gioco di sguardi al cospetto di una cantatrice solitaria. Giovanna Calvo – IL GAZZETTINO – luglio 2000

Sull’asfalto e sui tappeti, Arearea ha spostato le sue pedane per lavorare sull’uso plastico e dinamico dei corpi. Il pubblico itinerante ha disegnato i limiti degli stage e quei limiti sono stati riconvertiti in mura dai ballerini, mura cui infrangere performance di danza atletica, mura da perforare verso una tappa successiva, in un ritmo ciclico di uscite, rientri e necessità di uscire… dadep – IL CORRIERE DELLE ALPI – luglio 2000

Una danza dai gesti contratti, spesso violenti, che nei duetti tra uomo e donna trovava i suoi momenti di più emozionante contraddittorietà, tra il bisogno di fondersi l’uno nell’altra e la negazione nevrotica, meccanica di tale desiderio. Mario Brandolin – MESSAGGERO VENETO – maggio 2001

Sono brevi quadri quelli che ci propone Arearea: esplosioni di energia fisica e abbandoni sentimentali, ironici approcci al mondo e dichiarazioni di resa incondizionata. Sono corpi che, mentre danzano, raccontano pezzi di vita, momenti di un quotidiano fatto di attese, abbracci e assenze. Rita Bragagnolo – IL FRIULI – maggio 2001

Di grande intuizione ed effetto le scelte di movimento delle scene, come le strategie a sorpresa dell’ingresso in scena dei ballerini, che scivolano e si intrufolano continuamente tra gli spettatori, a loro volta parte integrante con la coreografia scenica. Paola Romano – IL NUOVO FRIULI –  maggio 2001