Il luogo

Mondonico, sviluppatasi a partire dall’XI secolo, è una delle frazioni di Olgiate Molgora. La sua bellezza fu fonte d’ispirazione di pittori quali Emilio Gola, Aldo Carpi e Ennio Morlotti.  Dolcemente adagiata lungo una suggestiva strada contornata da valloncelli, ronchi, prati, boschetti, antiche chiese è ricca di ville patrizie, tra queste villa Maria presso la Squadra, in origine possedimento della famiglia Bonfanti, poi dei feudatari Erba, dei nobili Rho e quindi dei marchesi Secco d’Aragona.

Nella vicina chiesa di S. Biagio si possono ammirare gli affreschi riportati alla luce nell’abside e risalenti alla seconda metà del Cinquecento.

“Mondonico è capo luogo del Comune: piccolo e sparso villaggio, ma posto in prospetto di mezzodì, con poggi all’intorno ridenti e feraci di frutti e vini squisiti.”
(da Giovanni Dozio, Notizie di Brivio e la sua Pieve raccolte dal Sac. Giovanni Dozio dottore della Biblioteca Ambrosiana, Milano, Tip. Arciv. Giacomo Agnelli, 1858, pag. 168)

Mondonico è un “luogo poetico: simbolo e pretesto di una ricerca condotta, con linguaggi diversi, nell’arco di una trentina d’anni da artisti che seppero leggere nel silenzio del borgo, nel verde incombente del monte San Genesio, nel tremore d’acqua del torrente Molgora, storie diverse che poi andarono a raccontare coi colori sulle tele. […]

Mondonico come luogo poetico si diceva, ma anche come luogo ideale, tópos interiorizzato non tanto nelle sue matrici naturali, ma nelle sue valenze esistenziali. La schiettezza di quel borgo brianteo, con le sue case allineate lungo l’unica strada, insieme al segreto del Valloncello, che con il tracciato nascosto del torrente Molgora ancora oggi rompe un silenzio antico, contadino, sembrano gli ideali termini di un racconto pacato, dove la poesia nasce quasi per caso. Non l’azzurro squillante della costa francese, non la bohème di Parigi o l’arroganza di Milano con la sua rivolta al chiaro di luna, ma la ricerca di un colloquio con il reale che può nascere solo in una dimensione di solitudine. […] A Mondonico, chiusi tra quelle assurde pareti azzurro cielo, Gola, Frisia, Carpi e Brambilla strinsero un patto che non aveva bisogno di firme, perché le firme saranno quelle che per tutta la vita tracceranno nel colore vivo, in calce ai loro dipinti.”
(Marina Pizzaiolo, Mondonico, le ragioni di un incontro: Gola, Frisia, Carpi, Brambilla, Milano, Nuova Galleria Carini, 1995, pagg. 7-13.)