Is Mascareddas
Spettacolo d’attrice con figura e oggetti
50 min.
Domenica 2 luglio, ore 16.00 19.00

Una donna sola aspetta. Aspetta che qualcuno venga a trovarla. Ma nessuno arriva e così Sig.ra Rossetta, giocando con quello che indossa e con i pochi oggetti che la circondano prova a raccontare la sua storia fatta di casine, di dolci profumati, di sentieri nel bosco e di un lupo, che arriva sempre a scompigliare l’ordine delle cose. Servirebbe un nastro rosso per riannodare la memoria.
Chi è Sig.ra Rossetta? La nonna di Cappuccetto Rosso o Cappuccetto rosso stesso? È la mamma o il lupo?
Sig.ra Rossetta non ricorda. I buchi di memoria che la perseguitano fanno nascere nuove storie che tenendola legata al presente nel gioco, raccontano della sua vita.

Note di regia
Sig.ra Rossetta è una di quelle figure che mi capita di incontrare nei centri diurni o nelle case di riposo che ho la fortuna di frequentare. Molti pensano siano luoghi solo di tristezza e malattia ma traboccano di vita vissuta, di voglia d’incontro, d’umanità. Lo spettacolo nasce dal desiderio di raccontare una storia che possano ascoltare tutti, grandi e piccoli, insieme. Una storia che si possa riconoscere nella sua semplicità di sviluppo. Istintivamente abbiamo pensato subito a Cappuccetto Rosso, la fiaba più popolare al mondo e forse quella che sia io che Donatella amiamo di più. Le molteplici versioni della fiaba antecedenti alla versione seicentesca di
Perrault cosi come gli innumerevoli saggi d’analisi della fiaba, tra cui spicca L’ago e la spilla di Yvonne Verdier, confermano e aumentano il nostro interesse. Lavorando con Donatella Pau e con Tomasella Calvisi alle musiche è stato inevitabile incontrare la Sardegna con il suo patrimonio antico e denso di tradizioni, colori, umori, suggestioni. Non l’abbiamo ricercata intenzionalmente ma in maniera assolutamente naturale e organica è
affiorata tra le righe della storia, nelle azioni dello spettacolo, in quello che si vede, in quello che si sente.
Anna Fascendini

uno spettacolo di Donatella Pau e Anna Fascendini | in scena Donatella Pau | regia Anna Fascendini | musiche originali Tommasella Calvisi | costruzione scene e marionette Antonio Murru e Donatella Pau | sartoria Alessia Marrocu | produzione 2023 Is Mascareddas

Dove
Campsirago Residenza,
Via San Bernardo 5,
Colle Brianza, Fraz. Campsirago
2 luglio ore 16.00 e 19.00

Rassegna stampa

Leggero, eppur magnetico e possente. E’ un atto teatrale unico che, incrociando vite diverse, sussurra haiku poetici come vento tra gli alberi. “Signora Rossetta”, ultima produzione del Teatro Is Mascareddas,  con una ironica ed elegante Donatella Pau, amorevole e raffinata regia di Anna Fascendini, fondatrice di Campsirago Residenza e anima di ScarlattineTeatro, è un monologo silenzioso, o quasi, per oggetti e attrice marionettista, presenza quest’ultima in grado di disfarsi e rinascere in una manciata di secondi. Una figura avvolta da un ampio manto scuro che si apre come un fazzoletto per trasformarsi in tappeto grigio. Un telo che Rossetta – di grigio vestita, fascia alta in vita, arricchita di un nastro di fiori colorati- sistema nei quattro angoli della scena servendosi dei piedi che calzano due civettuole scarpette rosse “Mary Jane”. Illuminato a terra da tubi fluorescenti, il quadrato sembra un invalicabile muro. Fuori da questo spazio c’è il vuoto cosmico, il nulla, profondo e silenzioso.

E il silenzio evocato dal titolo, in realtà quasi non esiste, se non un lungo rumore di fondo da cui emergono a tratti relitti sonori, voci di coro, veloci parlati, un appassionato canto femminile, echi di musiche… una colonna sonora che poeticamente, per immagine e suoni rimanda al capolavoro precedente della compagnia, “Venti contrari”.

All’interno del quadrato scorrono, come in una lampada magica, storie di uomini e animali. Veri e fantastici. Iniziando dal Cappuccetto Rosso dell’infanzia: tenuto in serbo in un angolo del cuore, laddove si agitano i ricordi di un passato che non tornerà. Sono i gesti d’amore materno, come le paure più grandi dentro una stanza esplorata metro per metro, e dove il lupo cattivo è sempre in agguato: il pelo lucido e nero e gli occhi che brillano di un fuoco assassino.

Rossetta è immobile. In attesa, preda di una esistenza monotona, vittima di indecisioni che congelano la vita sulla soglia di un futuro mai iniziato. Eppure, è beckettianamente clown. Induce le labbra al sorriso per la sua desolante, tenera irresolutezza. Quale strada prendere, quale scenario disegnare o paesaggio visitare, che sensazione e/o sentimento accendere? Rossetta tiene il tempo sospeso, un secondo vale un millennio, mentre rotea gli occhi verdi disegnando sul volto uno stupore di bambina che scopre il mondo. Dalla sua testa, incoronata come un Cristo, con una serie di nidi d’uccello, uno impilato sull’altro spunta un filo di lana rossa. Sfuggito da un comignolo rotola giù dal nido e si perde… per ritrovarsi ingabbiato tra le dita delle mani e diventare ordito, una rete di raggi che modella un pupazzetto con cui giocare e … pof! Scomparire. […] Dalle capienti tasche cucite nella gonna grigia escono scenari impossibili, alcuni incredibili. Schegge di affascinante ed effimero microteatro costruito da edifici che si illuminano, alberi di montagna, pini ed abeti, e poi impalpabili cristalli di sale che diventano fiocchi di neve leggera. I nidi, sul capo dell’attrice, sembrano contenere mondi che, a loro volta, si dividono e si sommano ad altri.

Ci sono i nidi e ci cono le case. Queste ultime, di carta, sono ingegnosi origami, modelli seriali di abitazioni con tetto e finestre collocate in linea diametralmente opposta. L’una spunta per incanto dal reggiseno, l’altra viene da una tasca. Uguali come gocce d’acqua eppure si percepiscono differenti. Vanno ad occupare angoli diversi. Una sta su, in montagna, l’altra un po’ più a valle, verso la pianura. Ecco, si compongono così piccoli presepi su cui si accendono lumi gialli e blu come nelle sere di Natale.

Uno dietro l’altro escono, sempre dalle tasche infinite, oggetti di un tempo perduto. Giraffe e soldatini, piccoli reperti di memoria con i quali la coscienza fa i conti risalendo al capo del filo dei ricordi. Buco nero del tempo in cui il passato e il presente si annullano fermandosi in un momento definito e circoscritto. Tante piccole “madeleines” proustiane riemerse dalla notte degli anni. Icone di memoria involontaria in grado di muovere i sensi riportando a galla le emozioni. Porzioni di un mosaico più grande dove tutto torna assieme, tessera dopo tessera, facendo compiere un viaggio repentino: dal passato al presente e viceversa. […]

Essenze d’amore, ecco che i sogni diventano realtà in una danza che replica la vita. Una maternità a lungo attesa, a teatro diventa possibile. Rossetta partorisce una bimba/marionetta che è specchio dell’anima, desiderio venuto da lontano. Figlia a cui far conoscere e scoprire il cielo e le stelle, il mare e il grano. Da accarezzare e tenere stretta stretta a sé, guancia a guancia, richiudendo il grande telo che così torna bozzolo primordiale, ancestrale cocoon.

Il teatro di figura va oltre quello di parola. Evoca costellazioni, sonda universi. All’interno del quadrato magico, delimitato da un tappeto e una sedia, Rossetta accoglie lotte, rivive passioni e delusioni, scopre vite perdute, generate o ri-generate. Nel vorticoso valzer della memoria e degli anni l’attrice diventa il doppio di se stessa esorcizzando così altre storie, suggerendo paesaggi e generando visioni. Walter Porcedda