Recensioni

Performance e spettacoli all’aperto, che coinvolgono teatro, musica, danza e poesia in diversi luoghi della provincia di Como e di Lecco, che hanno come denominatore comune un contatto costante e ravvicinato con la natura, con paesaggi che riempiono gli occhi e il cuore di bellezza, permettendo di staccare quella spina che lega la vista e la mente a cemento e grattacieli.

Il Giardino delle Esperidi è un tuffo nella natura. Si dialoga d’arte e di cibo, d’attualità e di bagattelle. Ci si rilassa davanti a una ciotola di taralli e a un buon bicchiere di rosso. Si sorride tra amici.

Quassù, da sedici anni, c’è una comunità che cammina, che va, che non si ferma, una tribù che si muove al ritmo lento della natura, che si inerpica per sentire e raccontare storie, per ascoltare e donare tempo, esperienze, momenti. Il simbolo dell’edizione di quest’anno de “Il Giardino delle Esperidi” (dal 27 giugno al 5 luglio) è, non a caso, una volpe con gli occhi spauriti e, allo stesso tempo, curiosi. L’ambiente, il territorio e l’ecologia qui vanno di pari passo, insieme, a braccetto, con la sperimentazione artistica, con il teatro, con il palcoscenico: inscindibili esigenze che a queste latitudini trovano la loro sponda, la loro ragion d’essere. Non ci può essere arte e bellezza senza il rispetto della Natura e degli altri esseri viventi.

La XVI edizione de Il Giardino delle Esperidi Festival organizzato da Campsirago Residenza (Esperidi on the Moon) ha al centro il tema del rapporto tra natura e performance, dunque tra dimensione naturale ed espressività umana. Ideata ben prima dell’emergenza sanitaria, la tematica ha acquisito maggiore attualità con l’irrompere della pandemia. […] La poetica di Esperidi on the Moon compie un duplice movimento cognitivo ed etico. Da un lato, essa cerca di manifestare il Dark Side of Nature, dall’altro immagina un Wild Side of Theatre

Al Festival Esperidi_on_the_Moon va in scena il nuovo lavoro del Teatro della Contraddizione

C’è una gran voglia di teatro a Olginate per l’inizio del festival Il Giardino delle Esperidi. La voce dell’arte, per quattro mesi compressa dal virus, sprigiona finalmente il suo urlo liberatorio.

I precedenti non si contano. Ma la più illustre tra le grandi personalità del teatro che hanno respirato profumo di palcoscenico fin dalla più tenera età è probabilmente la “divina” Eleonora Duse (1858-1924) nata da una famiglia di attori. Seguendo il suo istinto di teatrante dedita in particolare a spettacoli per ragazzi, anche Soledad Nicolazzi, attrice e regista di Carrara, ha voluto trascinare la figliolanza nell’affascinante avventura teatrale.

Il teatro, con lavori come Alberi Maestri, può contribuire infatti a creare anche un’etica del futuro perchè le conseguenze delle nostre azioni non distruggano la possibilità futura di vita.

Lo spettacolo, con un cast di undici interpreti, è denso di temi, affrontati con una poetica disarmante, spesso venata di grottesco. Undici bravissimi attori si muovono talvolta leggeri, tanto da sembrare quasi portati via dagli ombrelli che tengono aperti sulle loro teste, deboli armature per ripararsi dal mondo crudele.

Alberi Maestri è commovente sia in senso comune che letterale (ci si muove assieme), Losi ad aprire la fila e dare avvio, in punti precisi, alle diverse tracce che noi spettatori camminanti sentiamo in cuffia.

La natura come scenografia e compagna di viaggio, non solo viaggio geografico ma anche dell’anima e di crescita, lungo tutti i vari appuntamenti scanditi da un calendario che mette insieme uno studio su “Cuore di Tenebra” di Conrad, in un sentiero dove lo spettatore, lasciato libero in un percorso avventuroso si ritrova ad ascoltare suoni e pensieri per poi ritrovarsi nella casa abbandonata di Kurtz, vero casolare abbandonato nel bosco.

Quando il caldo della giornata fa sprigionare l’odore di aglio selvatico nell’umidità della sera. Quando la passeggiata nel buio del bosco è illuminata da una luna piena e quasi accecante. In un angolo buio pulsa una lucciola, il suono è il frinire battagliero delle cicale.
Il rientro da Campsirago, il borgo in provincia di Lecco in cui si tiene gran parte del festival Il giardino delle Esperidi organizzato da Campsirago Residenza e diretto da Michele Losi da 16 anni, offre queste perle “paniche”.

Anche quest’anno Il Giardino delle Esperidi Festival tira fuori il suo fiore all’occhiello dal bosco. Se nella passata stagione il pubblico fu trasportato nel cuore della natura con “Alberi maestri” stavolta il viaggio organizzato da Campsirago Residenza, Compagnia INTI e dai direttori artistici Michele Losi e Luigi D’Elia si chiama “Progetto Conrad – In to THEatre Wild©”.

Unlike other art festivals, which have their own stages, the performance stage here is this undulating natural landscape. The audience needs to walk into the valley and start a long trekking route along forests, streams, muddy paths, and open lakes, grasslands and endless villages. Almost every performance needs to be reached on foot.

Il festival Il Giardino delle Esperidi, svoltosi tra il 27 giugno e il 5 luglio, mantiene qualcosa dello spirito hippy di mezzo secolo fa. Lo fa attraverso il teatro, la danza, le arti performative, la musica, l’immersione nelle atmosfere oniriche e spirituali dei boschi.

Questo Hamlet private rimette in connessione con l’io più profondo e, se ascoltato bene (soprattutto grazie all’accogliente capacità d’ascolto dell’attrice–cartomante) sposta il baricentro e ci fa vedere più chiaramente la nostra strada, dove siamo e dove vorremmo arrivare.