Una delle ville più importanti di Olgiate Molgora è Casa Gola, dimora storica del celebre pittore macchiaiolo Emilio Gola. Costruita su un rilievo e fortificata con mura imponenti che ancora si osservano su un versante, la villa fu edificata originalmente con una corte aperta verso levante ed un bel giardino all’italiana, con la magnifica balaustra ornata da rare ed antiche statue femminili. Nel XVIII secolo venne edificato il lato orientale inglobando la Chiesetta della Madonna della neve e venne realizzato il giardino alberato che degrada verso Villa Sommi Picenardi. Dello stesso periodo è la monumentale cancellata che delimita l’ingresso.
Il luogo

La dimora di Olgiate, al “Buttero” fu un luogo importantissimo nella vita di Gola: la bellezza della casa sontuosa, ma non eccessiva, la fuga delle stanze, l’aria stessa di quelle stanze e poi il prato, le bordure di fiori, le palme, la fontana … i cipressi, la pianta di magnolia, la serra, il viale delle ortensie, il cancello d’entrata, la distesa dei roseti e la siepe.
Tutto questo è entrato in qualche quadro.
E poi intorno la campagna bellissima, i paesi ancora incontaminati, le lavandaie, la gente semplice; e le dimore avite degli altri nobili, le serate in queste case, gli odori persino: quello dei mobili, dei soffitti, delle pareti, delle finestre lasciate aperte. Insomma un mondo intero, racchiuso tra il “Campanon” e Montevecchia, il fiume Adda e le colline, ha popolato i suoi pensieri ed è diventato protagonista della sua pittura.
Gola aveva eletto una stanza della casa a studio: era al primo piano, dal riquadro della finestra i filari dei gelsi interrompono i verdi diversi delle diverse piante; s’intravedono alcune statue e in faccia c’è la collina del Buonmartino, mentre Montevecchia sembra vicina o lontanissima a seconda dell’ora del giorno e che ci sia nebbia o foschia o cielo azzurro.
Il conte aveva uno studio anche a Mondonico, nella casa del setaiolo Silvio Sala e pare che lì si radunassero diversi pittori […]; ma la base a Mondonico serviva più per i paesaggi.
Il “Buttero” fu invece l’officina dei ritratti. Intanto gli Autoritratti e poi il Ritratto della madre e di altri parenti, tra cui figurano anche quelli della moglie Maria sposata nel 1904 e del figlioletto Carlo. Quindi tutta una teoria di personaggi che lì andavano a posare. E sempre lo studio fa capolino dentro i quadri, Gola ce ne presenta ora un angolo, ora una parete, ora una finestra …
Nei suoi studi spesso ospitava amici artisti. La madre di Emilio, la signora Leopolda racconta che al “Buttero” e in casa Sommi Picenardi s’incontravano spesso gli scapigliati. Pare invece che con i pittori s’incontrasse più volentieri nello studio di Mondonico: Donato Frisia, Aldo Carpi e Riccardo Brambilla erano soliti convenire là.
A Mondonico verso la fine del secolo cominciò la sua ossessione per i “valloncelli” e la campagna d’intorno, un’ossessione che non l’avrebbe più abbandonato. Accanto ai “valloncelli” ricorrono nei suo quadri Mondonico sotto la neve, i ponticelli che superano il torrente Molgora, qualche scorcio di casa, giovani donne, soprattutto lavandaie, raramente animali.
Il fatto più affascinante dei dipinti realizzati tra Mondonico e le colline lì attorno è il modo in cui la presenza umana, sempre femminile, si situi al loro interno. Gola aveva scoperto, molto prima di grandi artisti come Morlotti che l’uomo è, nella sua essenza, parte del paesaggio.
Morlotti, anch’egli irresistibilmente attratto da quella terra, di Gola usava dire: “È un bel pittore”. E si può credere che in questa affermazione ci fosse sì il riconoscimento di un valore, ma soprattutto un senso di somiglianza, d’identità non nei metodi di pittura, certo, ma nella materia trattata.
da Anna Caterina Bellati, Emilio Gola. L’uomo e l’opera, Milano, Banca Briantea S.p.a., 1994